L'avete mai
assaggiato il gelato più trendy del momento?
Sto parlando del
gelato Grom, il cui slogan recita: “Il gelato com'era una volta”.
Mi sento un po' tarda
(e anche un po’ torda) a discuterne solo ora, dato che la prima gelateria è
stata aperta nel 2003. Però, è pur vero che è passato qualche anno prima che
questo gelato, partito da Torino, arrivasse ai palati dell'intero stivale e poi
di tutto il mondo.
A dir la verità, ne
avevo sentito parlare, per la prima volta, durante una puntata di Amici di
qualche anno fa, quando Maria De Filippi, con l’intento di dimostrare la
caparbietà e l’intraprendenza dei giovani imprenditori italiani, aveva invitato
Guido Martinetti (cofondatore dell’attività insieme a Federico Grom) a raccontare
la storia del loro gelato.
Ho avuto occasione di
assaggiarlo oggi, in una domenica di riposo, colta dalla voglia di passeggiare
e godermi le vetrine della città, carezzata dal venticello fresco di un weekend
nuvoloso.
Non sono mai troppo
ben disposta davanti ai cosiddetti franchising, soprattutto se si tratta di
cibo. Vada per l'abbigliamento, gli accessori, l'home design, l'arredamento, ma
l'idea del franchising legato al cibo è qualcosa che riesco a digerire solo
quando sono all'estero e tento di scappare da opinabili locali del posto o
quando decido di togliermi uno sfizio malsano da McDonalds (non credo succeda
più di una volta all'anno).
Beh insomma, mi
piazzo davanti alla gelateria con grande scetticismo, trascinata
fondamentalmente dalla curiosità di mia madre.
Fuori un totem di
quelli tipici dei ristorantini turistici delle grandi città, avete presente
quelli a forma di leggìo che sorreggono i quadernoni del menù?
Il concetto che
caratterizza la gelateria è quello di offrire gusti legati alle materie prime
di stagione, dunque il totem ti da subito l'idea della varietà che troverai
all'interno.
Il gelato si può
definire semi-artigianale, nel senso che si tratta di un prodotto realizzato
con tecniche artigianali e ingredienti rigorosamente genuini, ma comunque
esportato e fornito alle filiali in forma semi-lavorata, dunque parzialmente
preparato per essere poi finalizzato in gelateria.
Impressioni?
Non
chiedetemi perché, ma non mi sono mai piaciute quelle gelaterie dove il gelato
non è in vista. Quelle che sul bancone hanno i contenitori a pozzo con il
“tappo” dalla forma simile ai coperchi dei barattoli per biscotti.
La
sensazione è stata davvero quella di entrare in una gelateria degli anni ’60,
di quelle che si vedono nei film di Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
Effettivamente,
lo slogan dice: “il gelato com’era una volta”. Certo, ai signori Grom non si
può dire che pecchino di incoerenza.
Gusti?
Pochi
e non invitanti. Non so voi, ma io dal gelato mi aspetto innanzitutto varietà.
Una
gelateria dev’essere in grado di soddisfare tanti palati, è inaccettabile che
ci si accontenti di un gusto qualsiasi solo per un puro bisogno di refrigerio.
Se
volessi solo rinfrescare le fauci, entrerei nel primo bar bettola che mi capita
davanti e comprerei il classico ghiacciolo che regna nei freezer di tutti i
lidi balneari nelle sue quattro versioni storiche: cola, limone, arancia e
anice.
Alla
fine, colta da un pizzico di sconforto, opto per un paio di gusti abbastanza
tradizionali, yogurt e pistacchio.
Una
cosa è da riconoscere: alla vista e al palato è subito identificabile un grande
vanto della cultura Grom, la naturalità e la genuinità delle materie prime,
senza aggiunta di coloranti e conservanti. Il pistacchio ha un colore
tutt’altro che artificioso e si può tranquillamente riconoscerne e ruminarne la
granella.
L’assenza
di addensanti, però, se non naturali, non permette una buona consistenza del
gelato, che rimane molto liquido.
Credetemi,
non sto scimmiottando gli opinionisti gastronomici che riempiono le cucine
televisive, nè prendendo posizione avversa per il desiderio di andare contro
il fenomeno del momento. Sto semplicemente dando la mia impressione su un
gelato, come avrei potuto fare nei confronti di qualsiasi altra gelateria, pizzeria,
ristorante, ecc.
Ciò
che differenzia questa mia personale e informale recensione da qualsiasi altra
che avrei potuto scrivere è, però, una curiosità:
perchè
Grom rimane la gelateria più trendy e gettonata del momento, nonostante io
(normalissima ma importantissima consumatrice, come tutti gli altri) non ne sia
rimasta soddisfatta? Se tutto sommato le opinioni generali, facendo un giro sul
web e guardandosi un po’ intorno non sono così eccelse, cosa rende questa
gelateria così attraente?
Dal
lontano 2003 il marchio si è diffuso in 34 città italiane e in alcune delle più
importanti town in giro per il mondo (New York, Parigi, Tokyo, Osaka e Malibù).
Oggi
Federico e Guido rappresentano uno degli esempi più vincenti della
imprenditorialità italiana, il loro fatturato annuo raggiunge decine di milioni
di euro.
Qual
è il loro segreto? Qual è quell’elemento che permette loro di rimanere in piedi
nella giungla del mercato di oggi?
Aspetto
con grande trepidazione i vostri commenti, intanto mi vado a fare un
gelato…dove dico io. ;-)