Sono passati un po’ di giorni
dall’ultimo post che ho scritto.
Nel frattempo è anche iniziata
l’inedita esilarante avventura radiofonica con il “sior Paolo” e nonostante mi
ero ripromessa di dedicare un post proprio alla nuova partenza, alla fine così
non è stato. Mancanza di ispirazione? No, la verità è che certi momenti di
esaltazione mi piace tenerli per me e crogiolarmi in un po’ di sano
compiacimento.
Oggi però è accaduto qualcosa che mi
ha fatto venire l’acquolina da post. Per tutto il giorno non vedevo l’ora che
arrivasse questo momento.
Mi ritrovo ancora una volta a
parlare di condivisione. E non perché sia il termine “facebookiano” del momento
ma perché ogni volta, ogni occasione, ogni frangente di vita sociale (sociale,
non mondana) mi ricorda quanto condividere sia bello, emozionante,
d’arricchimento, di riempimento.
Devo dire che innanzitutto ho
scoperto (anzi, prima di me qualcuno aveva già pensato a farmelo notare) di
apprezzare le storie di vita. Pendo dalle labbra di chiunque mi offra un
frammento di storia della sua vita, dei suoi ricordi.
La mia anima si nutre letteralmente
dei racconti del passato delle persone che incontro.
Oggi è stato uno dei quei giorni in
cui questo è accaduto.
Ero sul lavoro e avrei volentieri
mollato tutto per stare a sentire ore e ore quella persona parlare.
Galeotto fu un modo di dire. Ha
cominciato a raccontare della sua terra d’origine, della sua infanzia, dei suoi
ricordi visivi, olfattivi, dei momenti che hanno segnato la sua esistenza. Ha
rievocato emozioni che le hanno fatto venire gli occhi lucidi.
Ha ripensato a quegli anni in cui ha
vissuto in un regime che noi conosciamo solo perché l’abbiamo letto sui libri
di scuola (che presunzione!).
A 28 anni non mi vergogno di dire che
mi sono resa conto dell’importanza di conoscere la storia di quel Paese solo
dopo averne sentito parlare così. Solo dopo aver sentito una persona ricordare
le situazioni, le condizioni a cui dava vita quel regime di governo.
Le stesse condizioni e le stesse
situazioni saranno state impresse in chissà quanti libri didattici, ma il concetto è chissenefrega dei
libri didattici.
Chissenefrega di quali capi di Stato
si sono succeduti al governo, delle forme di amministrazione alternatesi negli
anni in quel Paese.
Chissenefrega degli insediamenti,
delle mosse politiche, dell’andamento economico, delle conferenze, dei patti,
degli accordi.
Certo, sono tutte manovre poste in
essere da uomini e che coinvolgono uomini ma sono fatti, date, ricorrenze.
La memoria di un Paese è un’altra
cosa.
E’ l’immagine di una bimba che vede
una torta gelato su una pagina di giornale e che sogna di mangiarne una uguale
prima o poi.
E’ il ricordo di una madre che in
regime di restrizione di beni farebbe carte false per far assaggiare ai suoi
bimbi un’arancia dolce e succosa.
Questa è la forza della
condivisione.
La storia di vita di una persona che
ti arricchisce con il suo bagaglio.
Sorprendentemente ti viene anche la voglia di tornarci sui libri di scuola, ma con una predisposizione, una curiosità, un interesse totalmente diversi.
Sorprendentemente ti viene anche la voglia di tornarci sui libri di scuola, ma con una predisposizione, una curiosità, un interesse totalmente diversi.
Ultimamente finisco spesso i post
con un augurio. Mai come questa volta ho desiderio di farvelo.
Auguro a tutti voi di poter
conoscere persone che riescano a darvi queste sensazioni, che riescano ad
arricchirvi con le loro confidenze. Vi auguro e mi auguro di continuare ad
avere sete di storie di vita per mantenere viva la memoria. Solo ricordando si
può comprendere.
“La
vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda
per raccontarla.” Gabriel Garcia Marquez
Bellissimo questo post, davvero molto interessante!!
RispondiEliminaE condivido...!!!!
Un abbraccio
Grazie mille! Pero me parece a mi o tu eres española?
EliminaMolto bella ed emozionante questa post!
RispondiEliminaGrazie veramente! Sono felice che condividiate le stesse emozioni!
EliminaGrazie Ema.firmato:io.
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