"Tutte queste nuove tecnologie ci stanno solo
rovinando la vita...Non si trova più lavoro”
“Ormai c’è una macchina per tutto...Tra un
po’ l’automobile farà anche il caffè”. (Un inciso a coloro che ancora lo
dicono: l’automobile il caffè lo fa già da tempo…inventatevi qualcos'altro da
dire).
Quante volte vi è capitato di sentirle queste parole? In metropolitana, al bar, in sala d'attesa del dentista.
Sono le
considerazioni dei vecchi, degli anziani, ma ancor più forse degli appartenenti
alla cosiddetta generazione del posto fisso. Quelli cresciuti negli anni del
famoso boom economico, del post dopoguerra. Gli anni dei “saldi” dei posti di
lavoro nelle industrie. Giuseppina, la mia anziana vicina di casa (94enne che
non rinuncia al make up completo ogni mattina) racconta che, all’epoca, i
datori andavano a casa delle persone a chiedere/reclutare forza lavoro e lei
ovviamente si è permessa di scegliere chi le fosse più congeniale.
COME ERAVAMO
Oggi a distanza di
un secolo dalla Grande Rivoluzione Tecnologica avvenuta tra ‘800 e ‘900 è stato
possibile tradurre le imponenti conseguenze in numeri:
Lo sapevate, per esempio, che al tempo dell’Unità d’Italia, nel 1861, l’età media della vita era di 40 anni e che oggi è di 80? |
Nel 1861 per lavare 15 Kg di panni sporchi si impiegavano 4 ore, oggi la lavatrice impiega, per lo stesso carico, mediamente 41 min. |
Lo stesso bucato, al tempo, si stirava in 4 ore e mezza, oggi ci impiegheremmo 1 e 45 circa. |
NON CI SONO PIU’
LE VECCHIE STAGIONI
I tempi sono
cambiati, è innegabile.
L'evoluzione delle macchine ha inevitabilmente apportato cambiamenti nel modo, nello stile e nella qualità della vita degli italiani (basti solo pensare che a metà del 1800 la percentuale che l’uomo dedicava al tempo libero era del 18%, mentre oggi la stessa percentuale è salita al 68%).
Ma tra questa considerazione e quella per cui ormai tutto sia già stato inventato e non ci sia più spazio per la creatività, l'ingegno, la libera iniziativa privata c'è di mezzo un oceano.
L'evoluzione delle macchine ha inevitabilmente apportato cambiamenti nel modo, nello stile e nella qualità della vita degli italiani (basti solo pensare che a metà del 1800 la percentuale che l’uomo dedicava al tempo libero era del 18%, mentre oggi la stessa percentuale è salita al 68%).
Ma tra questa considerazione e quella per cui ormai tutto sia già stato inventato e non ci sia più spazio per la creatività, l'ingegno, la libera iniziativa privata c'è di mezzo un oceano.
Pensiamo ad uno
degli utilizzi più geniali che siano mai stati fatti della rete, il commercio
on line (ecommerce).
Nel 2013 gli italiani hanno speso 13 miliardi di euro per comprare su internet.
1 italiano su 4 ha fatto shopping di elettronica, giochi, abbigliamento, libri, musica, viaggi e molto altro.
Nel 2013 gli italiani hanno speso 13 miliardi di euro per comprare su internet.
1 italiano su 4 ha fatto shopping di elettronica, giochi, abbigliamento, libri, musica, viaggi e molto altro.
Grazie all'innovazione,
oggi un commerciante, quasi a costo zero, può immettere sul mercato i propri
prodotti e soprattutto arrivare a venderli all over the world. Nello stesso
tempo il cliente gode di scelta ampia, grande comodità di acquisto e in molti
casi libertà di ripensarci.
L’altra parte della
medaglia, certo, è drammatica: negozi, anche di storica fama, chiudono le
saracinesche, tanti mestieri e figure professionali vanno scomparendo (un
destino che le agenzie viaggi conoscono molto bene).
Quello che un
tempo realizzavano 3-4 persone oggi è realizzabile da una sola (con un apposito
programma, per esempio, oggi è possibile riprodurre i suoni che nel passato
solo un’intera orchestrina poteva realizzare).
Insomma, a quanto
pare, la nostra è una società tecnologica che di fatto esclude sempre più
persone dal mondo del lavoro.
Questa però è solo
una delle tanti chiavi di lettura del fenomeno “evoluzione delle macchine”.
Il
problema non sta nel rinnovamento che invece è sempre esistito e che bisogna benedire e perseguire sempre, in quanto sale della vita. La vera novità è la forte accelerazione del cambiamento.
In passato non era
così, l’evoluzione avveniva più lentamente, i nostri bisnonni avevano più tempo
per assimilare il nuovo. Oggi la velocità del vortice ha raggiunto valori
pericolosi. Il rischio di non essere pronti all’innovazione e di esserne
travolti è labile.
CAVALCARE L'ONDA
È vero, le
macchine hanno modificato il modus vivendi, le aspettative, i desideri, i
progetti, le visuali e i programmi di vita degli uomini ma non li hanno
penalizzati, li hanno solo cambiati.
Le nuove
tecnologie significano una sola cosa, cambiamento e la società farà meglio ad
adattarsi piuttosto che rimanerne vittima.
Adattarsi significa cavalcarla l'onda e non farsi travolgere. Significa innanzitutto modellare la forma mentis in funzione del nuovo, abbandonare le ancore legate al vecchio sistema. Un sistema che non esiste più se non come ultimo focolaio nella testa della generazione del posto fisso.
Adattarsi significa cavalcarla l'onda e non farsi travolgere. Significa innanzitutto modellare la forma mentis in funzione del nuovo, abbandonare le ancore legate al vecchio sistema. Un sistema che non esiste più se non come ultimo focolaio nella testa della generazione del posto fisso.
Lei,
l’innovazione, è partita dall’agricoltura riducendo l’impiego dell’uomo dal 71%
al 4%.
E’ passata per
l’industria diminuendo l’occupazione dal 38% al 29%.
E oggi sta invandendo
il terziario. L’automazione nei servizi è attualmente arrivata ad occupare una
percentuale del 67%.
Dunque ciò che ora risulta fondamentale è essere perspicaci e ingegnosi per capire dove potrà spostarsi.
Dunque ciò che ora risulta fondamentale è essere perspicaci e ingegnosi per capire dove potrà spostarsi.
Dove risiedono le
nuove frontiere dell’occupazione? Dove dobbiamo andare?
La storia del
leone e della gazzella oggi ritorna più attuale che mai. Lo sosteneva la mia
bisnonna Maria in tempi non sospetti nel suo stretto dialetto calabrese: “Cu vai
avanti curri e cu vai arretu scurri”.