martedì 7 gennaio 2014

IL LEONE E LA GAZZELLA TORNANO DI GRANDE ATTUALITA’

"Cosa devi fare? ormai è già stato inventato tutto"
"Tutte queste nuove tecnologie ci stanno solo rovinando la vita...Non si trova più lavoro
Ormai c’è una macchina per tutto...Tra un po’ l’automobile farà anche il caffè”. (Un inciso a coloro che ancora lo dicono: l’automobile il caffè lo fa già da tempo…inventatevi qualcos'altro da dire).

Quante volte vi è capitato di sentirle queste parole? In metropolitana, al bar, in sala d'attesa del dentista.
Sono le considerazioni dei vecchi, degli anziani, ma ancor più forse degli appartenenti alla cosiddetta generazione del posto fisso. Quelli cresciuti negli anni del famoso boom economico, del post dopoguerra. Gli anni dei “saldi” dei posti di lavoro nelle industrie. Giuseppina, la mia anziana vicina di casa (94enne che non rinuncia al make up completo ogni mattina) racconta che, all’epoca, i datori andavano a casa delle persone a chiedere/reclutare forza lavoro e lei ovviamente si è permessa di scegliere chi le fosse più congeniale.


COME ERAVAMO
Oggi a distanza di un secolo dalla Grande Rivoluzione Tecnologica avvenuta tra ‘800 e ‘900 è stato possibile tradurre le imponenti conseguenze in numeri:


Lo sapevate, per esempio, che al tempo dell’Unità d’Italia, nel 1861, l’età media della vita era di 40 anni e che oggi è di 80?

Forse anche perchè, all’epoca, le ore di lavoro settimanali erano 76 contro le 38 di oggi.


Nel 1861 per lavare 15 Kg di panni sporchi si impiegavano 4 ore, oggi la lavatrice impiega, per lo stesso carico, mediamente 41 min.

Lo stesso bucato, al tempo, si stirava in 4 ore e mezza, oggi ci impiegheremmo 1 e 45 circa.



NON CI SONO PIU’ LE VECCHIE STAGIONI
I tempi sono cambiati, è innegabile. 
L'evoluzione delle macchine ha inevitabilmente apportato cambiamenti nel modo, nello stile e nella qualità della vita degli italiani (basti solo pensare che a metà del 1800 la percentuale che l’uomo dedicava al tempo libero era del 18%, mentre oggi la stessa percentuale è salita al 68%). 
Ma tra questa considerazione e quella per cui ormai tutto sia già stato inventato e non ci sia più spazio per la creatività, l'ingegno, la libera iniziativa privata c'è di mezzo un oceano.

Pensiamo ad uno degli utilizzi più geniali che siano mai stati fatti della rete, il commercio on line (ecommerce). 
Nel 2013 gli italiani hanno speso 13 miliardi di euro per comprare su internet. 
1 italiano su 4 ha fatto shopping di elettronica, giochi, abbigliamento, libri, musica, viaggi e molto altro.
Grazie all'innovazione, oggi un commerciante, quasi a costo zero, può immettere sul mercato i propri prodotti e soprattutto arrivare a venderli all over the world. Nello stesso tempo il cliente gode di scelta ampia, grande comodità di acquisto e in molti casi libertà di ripensarci.
L’altra parte della medaglia, certo, è drammatica: negozi, anche di storica fama, chiudono le saracinesche, tanti mestieri e figure professionali vanno scomparendo (un destino che le agenzie viaggi conoscono molto bene).
Quello che un tempo realizzavano 3-4 persone oggi è realizzabile da una sola (con un apposito programma, per esempio, oggi è possibile riprodurre i suoni che nel passato solo un’intera orchestrina poteva realizzare).
Insomma, a quanto pare, la nostra è una società tecnologica che di fatto esclude sempre più persone dal mondo del lavoro.
Questa però è solo una delle tanti chiavi di lettura del fenomeno “evoluzione delle macchine”.
Il problema non sta nel rinnovamento che invece è sempre esistito e che bisogna benedire e perseguire sempre, in quanto sale della vita. La vera novità è la forte accelerazione del cambiamento.
In passato non era così, l’evoluzione avveniva più lentamente, i nostri bisnonni avevano più tempo per assimilare il nuovo. Oggi la velocità del vortice ha raggiunto valori pericolosi. Il rischio di non essere pronti all’innovazione e di esserne travolti è labile.

CAVALCARE L'ONDA
È vero, le macchine hanno modificato il modus vivendi, le aspettative, i desideri, i progetti, le visuali e i programmi di vita degli uomini ma non li hanno penalizzati, li hanno solo cambiati.
Le nuove tecnologie significano una sola cosa, cambiamento e la società farà meglio ad adattarsi piuttosto che rimanerne vittima. 
Adattarsi significa cavalcarla l'onda e non farsi travolgere. Significa innanzitutto modellare la forma mentis in funzione del nuovo, abbandonare le ancore legate al vecchio sistema. Un sistema che non esiste più se non come ultimo focolaio nella testa della generazione del posto fisso.

Lei, l’innovazione, è partita dall’agricoltura riducendo l’impiego dell’uomo dal 71% al 4%.
E’ passata per l’industria diminuendo l’occupazione dal 38% al 29%.
E oggi sta invandendo il terziario. L’automazione nei servizi è attualmente arrivata ad occupare una percentuale del 67%. 
Dunque ciò che ora risulta fondamentale è essere perspicaci e ingegnosi per capire dove potrà spostarsi.

Dove risiedono le nuove frontiere dell’occupazione? Dove dobbiamo andare?
La storia del leone e della gazzella oggi ritorna più attuale che mai. Lo sosteneva la mia bisnonna Maria in tempi non sospetti nel suo stretto dialetto calabrese: “Cu vai avanti curri e cu vai arretu scurri”.

Chi va avanti corre e chi va indietro scorre.





(FONTE DATI STATISTICI: Superquark)